Marco Boldrini è nato e cresciuto a Panicale, stupendo borgo umbro medioevale, affacciato sul lago Trasimeno.

A 16 anni inizia a lavorare nell’enoteca di famiglia e si avvicina al mondo del vino. Poco dopo, tra i 18 e i 22 anni porta avanti la sua carriera universitaria conseguendo una laurea in Finanza con il massimo dei voti alla Luiss di Roma. Non abbandona però il mondo del food&wine perché parallelamente agli studi gestisce il rinomato ristorante di famiglia, ‘Lillotatini’.

Ristorazione e Vino sono la sua vera passione e sceglie di immergersi completamente in questo mondo acquisendo una dimensione internazionale. Si ritrova così tra il 2012 e il 2016 a gestire ristoranti a Londra, Sydney e Melbourne, diventa sommelier e inizia a scrivere il suo blog personale sul vino su Instagram ( m_b_ita ). Nel 2016 apre il suo primo ristorante ad Amsterdam, ‘La Maschera del Lillotatini’.

Due anni dopo il ristorante è riconosciuto come uno dei migliori 10 ristoranti italiani in Olanda dalla rivista ‘Italian Magazine’. Nel Dicembre 2019 nasce ‘Momenti-Italian Cuisine’, un progetto ancora più ambizioso, il ristorante che si candida ad essere il riferimento numero uno dell’ enogastronomia in Olanda. Nel 2020 affianca l’attività di consulenza per una società giapponese che importa vini italiani esclusivi, sceglie per lei piccole realtà, spesso familiari, produzioni limitate e vitigni meno noti in Oriente, seleziona vini di personalità, struttura, affascinandoli più con la piacevolezza di beva che con la complessità e stupendoli con le storie che ogni etichetta ha da raccontare.

Marco Boldrini

Il tuo primo incontro con il vino

Ogni anno nel mio piccolo paese si festeggia ‘La festa dell’Uva’.
Da ragazzino aspettavo quell’evento, scorreva vino a fiumi, non necessariamente di altissima qualità.
Ai tempi io nemmeno bevevo alcolici ma ero affascinato da quell’atmosfera.
Il vino faceva parlare, ridere, univa un intero paese a festa.

La sensazione anche non sensoriale del primo assaggio

Quando a 16 anni per la prima volta approcciai un bicchiere di vino, questa volta di ottima qualità, ebbi la sensazione di trovarmi di fronte ad  un’opera d’arte compiuta, che necessitava di strumenti tecnici per essere compresa fino in fondo. Non li possedevo, ero inadeguato.
Senza studio e senza esperienza il vino intimidisce.

Il ricordo più emozionante legato al vino
Nel 2020 sono stato invitato a Reims per  per una importante degustazione di champagne alla maison Ruinart.
La visita sotterranea alle crayeres è un qualcosa che qualsiasi amante di vino dovrebbe provare.
Difficile da descrivere, indimenticabile. Ho fatto la proposta di matrimonio a mia moglie li’ sotto, impulsivamente.

Un aneddoto legato al vino che ti sta a cuore
In Famiglia siamo tutti appassionati di vino e anche mia sorella e mia madre sono Sommelier Certificate. Mio padre ne  è ‘solo’ un grande amante.
Quando ceniamo insieme il vino è sempre argomento di condivisione e discussione anche ‘troppo tecnica’ per i suoi gusti.
Quando ci sente descrivere il vino come ‘balsamico, speziato, minerale ci interrompe sostenendo che senza troppi tecnicismi potremmo semplicemente comunicare se ci è piaciuto oppure no.

Cosa aggiunge il vino alla tua vita?
Il vino è come ogni altra passione della vita, sei fortunato se la trovi, cambia il tuo modo di pensare e agire, ti avvicina a tutti coloro che la condividono con te.
Il vino è capace di connettere e creare momenti di grande intimità intellettuale con persone sconosciute qualche minuto prima.
Da ragazzo ho sempre adorato viaggiare verso mete esotiche.
Ora se dovessi scegliere tra un viaggio alle Maldive oppure nelle Langhe, non avrei dubbi nel propendere verso la seconda opzione.
Le passioni inevitabilmente condizionano anche le persone con cui vivi.
Dopo i viaggi nella zona dello Champagne mia moglie si rifiuta di bere prosecco.

Sentendo il tuo racconto sembri predestinato
Non so se conosci il detto: ‘non potrai mai volare come un’aquila finché sei circondato da tacchini’
Le persone di cui ti circondi inevitabilmente plasmano le tue abitudini e le tue ambizioni.
Io ho avuto la fortuna di conoscere l’essenza dell’ospitalità fin da piccolo grazie all’attività dei miei genitori.
Già a 10 anni per me cibo e vino erano ‘una cosa seria’.
Se non ti approcci a questa materia con rigore, è difficile anche comprendere i propri limiti e dunque lavorare per colmarli.
C’è tantissima approssimazione in questo settore, in Italia e all’Estero, chi investe su sé stesso per formarsi fa la differenza.

Marco Boldrini

La tua curiosità ti ha portato in giro per il mondo.. Cosa hai portato di ogni luogo vissuto nel tuo lavoro?
Ho viaggiato tanto è vero, ma soprattutto ho vissuto per periodi prolungati in diverse nazioni e continenti. Me ne sono grato.
Quando approccio un cliente inglese, australiano, giapponese o americano conoscono qual è lo standard qualitativo al quale sono abituati nei rispettivi paesi e cosa invece si aspettano dall’ospitalità italiana.
Si tratta di ‘calibrare’ il servizio in relazione al loro bagaglio culturale.
Ho clienti che vengono da Napa Valley in California, da Barossa Valley in Australia, conosco i vini ai quali sono abituati, le modalità e temperature di servizio, so a quale prodotto italiano affidarmi per soddisfare le loro esigenze.

Il tuo vitigno preferito? 
Dico senza dubbio Nebbiolo. Un connubio tra potenza, complessità, eleganza e longevità.
Credo che bere vino sia un’attività intellettuale.
Concentrazione, memoria e istinto sono le chiavi per una degustazione perfetta.
La degustazione di un Barolo o di un Barbaresco richiedono tutto ciò.
Sono vini che regalano frazioni e sfaccettature aromatiche diverse ad ogni sorso se si è in grado di coglierle, che evolvono nel bicchiere in maniera entusiasmante dopo l’apertura.
Sono opere d’arte che vanno apprezzate nella loro totalità.
Sono contrario alla mescita  o all’utilizzo del tanto pubblicizzato ‘coravin’ per questa tipologia di vini.
Sarebbe come aspirare a comprendere l’unicità di  un grande libro leggendone una sola pagina.

A quale vino assomigli?
Dato il mio anno di nascita 1987, sono costretto a prenderti di nuovo il Nebbiolo come esempio, pochi vitigni hanno una tale longevità.
Mi permetto di cambiare la domanda in ‘a quale vino ti piacerebbe assomigliare?’
E ti dico
Barbaresco Angelo Gaja 1987.

Cosa ti piace del vino?
Sono abituato sempre a considerare il vino, come strettamente connesso al cibo da abbinare, o viceversa.
Quando si riesce a trovare l’incastro perfetto tra aspetti contrastanti e congruenti dell’uno nell’altro c’è magia.
È come se 1+1 desse come risultato 3, l’esperienza enogastronomica prende il volo.
Il vino regala così momenti di assoluto piacere

Qual è il vino con cui sei solito festeggiare?
Potrei dirti Champagne ma sarebbe troppo convenzionale.
Scegliere ora un Amarone della Valpolicella magari un Romano Dal Forno o Quintarelli.
Quando si festeggia con un gruppo più ampio di persone credo che si debbano lasciare da parte i tecnicismi e i gusti/fisse personali per lasciare spazio al piacere di tutti.
Chi disdegnerebbe un ottimo Amarone?

Cos’è il vino per te?
Il vino è ad oggi il filo conduttore della mia vita privata e professionale.
Sembra un ossimoro ma il vino sa essere momento di socialità e allo stesso tempo riflessione ed autoanalisi per me

Una parola nel mondo del vino che ti piace
‘Terroir’, diamo a Cesare quello che è di Cesare. Siamo spesso costretti ad utilizzare termini francesi perché a livello comunicativo sono stati spesso in passato più bravi di noi.
La parola ‘terroir’ ha una forza comunicativa enorme, riassume tutto il mondo che sta dietro alle bottiglie che arrivano nelle nostre tavole: aree geografiche, suoli, climi, tradizioni ma soprattutto uomini.

Una parola del mondo del vino che ti rappresenta

Qui devo invece attingere dal vocabolario inglese e dico ‘funky’ perché non riesco a trovare nel nostro vocabolario un equivalente altrettanto calzante.
Descrive vini camaleontici, con diverse sfaccettature, non canonici, dinamici nel bicchieri.
Mi vedo così, adoro buttarmi in nuove sfide, sono curioso e odio la staticità di movimento ma soprattutto di pensiero

Con quale produttore di vino usciresti a cena e perchè?

Potrei nominare di nuovo  Angelo Gaja ma sarebbe banale, allora dico Walter Massa, padre del Timorasso, vitigno quasi scomparso nel 1968 e oggi riconosciuto internazionalmente come uno dei migliori bianchi italiani grazie alla sua attività.
Mi piacciono personaggi così, che viaggiano contro corrente, che rompono le regole per andare avanti, che trasformano le proprie intuizioni in sogni e poi i sogni in realtà.

Un aneddoto legato al tuo lavoro come sommelier
È sempre curioso vedere come le star di Hollywood si approcciano al mondo del vino e posso raccontarvi di averne ospitate diverse durante i loro trascorsi nella capitale olandese.
Ricordo con grande piacere una chiacchierata sul vino italiano con Jack Nicholson , grande conoscitore e amante del Made in Italy. Ama l’Umbria e il Sagrantino

Una richiesta “assurda” da parte di un cliente
Se devo interpretare l’aggettivo ‘assurdo’ sotto un’accezione negativa potrei elencarti una serie di abitudine e richieste di abbinamento ‘assurde’ molto lunghe; cubetti di ghiaccio dentro ai bicchieri di vino bianco, grappe ad inizio pasto…
Purtroppo cose che succedono fuori dai confini nazionali.
‘Assurda’ sotto un’accezione positiva è invece stata la richiesta da parte di un nostro cliente affezionato di organizzare un menù particolare da abbinare ad una verticale di Sassicaia che partiva dall’annata 2015, passando per 2008 e 1998 per finire con l’iconica 1985.
Ovviamente ho potuto partecipare all’assaggio.

L’abbinamento cibo-vino che ti è riuscito meglio?
Il nostro dolce più richiesto al momento è ‘L’assoluto al Limone’, un limone in 5 diverse consistenze, scenico e creativo ma certamente non facilissimo da abbinare, data la sua spiccata acidità.
Ho pensato ci fosse bisogno di un vino con struttura, alcolicità, aromi delicati e basso residuo zuccherino.
Ho scoperto come un Porto bianco Vintage Secco funzioni benissimo in accostamento

Come si comunica il vino all’estero?

Credo che per far conoscere le nostre eccellenze all’estero ci sia bisogno di un tipo di comunicazione accessibile e moderna, senza eccessivi tecnicismi. C’è bisogno di far conoscere le personalità  che stanno dietro al vino, mettendo sempre al primo posto la parte ‘ludica’ dell’assaggio.

Recentemente ho pubblicato nel mio blog il video della sboccatura in diretta di una bottiglia di champagne fuori dal mio ristorante, ottenendo più di 4 milioni di visualizzazioni. Si tratta di una bottiglia al mondo unica per caratteristiche, ho ripetuto l’operazione davanti ai miei clienti durante una speciale degustazione, raccontando le unicità di quel vino.

Le operazioni di ‘decantazione’ e ‘avvinamento’ poi non perdono il loro fascino. Ricordiamoci d’istruire senza però trascurare l’aspetto ‘intrattenimento’.

Ti posso venire a trovare?
Una volta ad Amsterdam sei obbligata.
Mi piace considerare i miei locali come un punto di riferimento per chi cerca l’eccellenza italiana anche in vacanza all’estero. Sono sicuro che tu apprezzeresti.

Marco Boldrini