Essere Bartender non significa soltanto mettersi al servizio dei clienti per la preparazione di drink perfetti, ma ricoprire un ruolo poliedrico di perenne studio, ricerca ed informazione.

Per i Bartender, il costante aggiornamento sulle tendenze del momento è fondamentale, ma in periodi segnati da eventi storici straordinari, seguire le mode non è più sufficiente.

Due particolari circostanze hanno avuto un notevole impatto sul settore del Bartending: il Proibizionismo e la pandemia da Coronavirus. Due situazioni molto diverse l’una dall’altra ma accomunate da numerosi parallelismi.

Durante il primo ventennio del secolo scorso, in America l’alcolismo era diventato una piaga sociale caratterizzata da elevatissimi tassi di mortalità, malattia e delinquenza. Per mettere fine a questo disastro il governo statunitense impose il divieto assoluto di produrre, importare, bere e consumare bevande alcoliche su tutto il territorio.

Il 16 gennaio 1920 tramite l’approvazione del XVIII Emendamento, iniziò quella che ancora oggi definiamo età del Proibizionismo. 

A dire il vero però, l’effetto di tale interdizione non fu esattamente quello desiderato. 

L’eta del Proibizionismo

Iniziò infatti l’era dei Gangster, con le faide per la supremazia sul mercato nero degli alcolici e soprattutto degli “Speakeasy”, bar situati illegalmente nei retrobottega di altre attività che fungevano da sipario e che, spesso e volentieri, diventavano anche gli uffici dei mafiosi che li gestivano.

Dress Code da grandi occasioni e conoscenza della parola d’ordine erano i requisiti fondamentali per potervi accedere. Una volta all’interno la regola numero uno era, come suggerisce il nome, “parlare piano” per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine.

Le luci soffuse, la musica Jazz e l’arredamento curato concorrevano a creare un’atmosfera elegante. Peccato che le bevande proposte ai clienti non fossero assolutamente all’altezza della situazione. Gli alcolici serviti in questi locali erano ovviamente forniti dai criminali. 

I “Moonshine Whiskey” venivano reperiti dai distillatori clandestini che operavano al chiaro di luna, i “Bathtub Gin” casalinghi venivano prodotti nelle vasche da bagno ed i Rum, contrabbandati dai “Runners”. In ogni caso tutte le materie prime erano di infima qualità.

Fu proprio a causa degli spiriti scadenti che, per i Bartender di quei tempi, la miscelazione divenne una necessità. Una necessità che divenne virtù. Molti di loro, infatti, non si limitarono a rendere accettabili liquori indegni di essere definiti tali ma, grazie alle proprie abilità, divennero famosi creando drink paragonabili ad opere d’arte e ritenuti pietre miliari della miscelazione, preparati ancora oggi nei migliori Bar di tutto il mondo.

Ora, mandiamo avanti l’orologio ed arriviamo ai giorni nostri.

I Bartender nel presente: nuovi ostacoli

I Bartender contemporanei come me, sono “Mixologist”, sono “Chef de Bar”, creano Cocktail puntando il proprio focus sull’eccellenza delle materie prime, combinate all’utilizzo di tecniche e strumenti all’avanguardia.

Ma è accaduto l’impensabile e di punto in bianco veniamo trascinati in una sorta di contrappasso Dantesco tale per cui, se nel 1920 ai clienti dei Bar venne vietato di bere, ad un secolo esatto di distanza a noi Bartender viene impedito di lavorare.

È così: il 10 marzo 2020 a causa della pandemia da Coronavirus in Italia è scattato il primo Lock-Down.

Siamo stati proiettati nell’epoca dei drink da asporto e dei cocktail delivery, che arrivano direttamente a casa “Ready to Drink” imbottigliati o confezionati sottovuoto, con tanto di decorazioni.

Epoca delle mascherine, dei tavoli distanziati e dei gel igienizzanti. Delle regioni colorate, delle chiusure anticipate e del coprifuoco. Ma soprattutto della libertà negata, del dubbio e dell’incertezza.

Epoca in cui il destino in un attimo ha cambiato la carte che avevamo messo in tavola, anzi, sul bancone. Carte che noi Bartender moderni, al pari dei nostri colleghi degli anni ’20 sapremo sicuramente giocare a nostro favore, trasformando questo periodo drammatico in una grande opportunità.

Opportunità per reinventarci, per cambiare colore, come i camaleonti, cambiare pelle, come i serpenti o per intraprendere una vera e propria metamorfosi, come le farfalle.

Francesca Lisa Canu, Bartender presso Caffè al Centro Zegna, via Marconi 41 bis, Valdilana, Biella