Chianti Classico, Villa Trasqua, Sangiovese, Nerento.

Nerento è il Chianti Classico Gran Selezione della cantina Villa Trasqua, il suo fiore all’occhiello. Nerento è anche il vigneto “prediletto”.
Presente come appezzamento di prestigio sulle carte catastali nel 1854, deve il suo nome alla particolare conformazione geologica della zona. L’area era infatti indicata con la dizione di “sassi neri”, un territorio ricco di scheletro composto da alberese e galestro con ciottoli di sabbia.
Nerento esalta il Sangiovese e lo invita a esprimersi al massimo. Oggi il “Nerento” Chianti Classico DOCG Gran Selezione rappresenta l’anima di villa Trasqua.

Ma non è sempre stato così.

Nel 2001, la famiglia Hulsbergen di origine olandese inizia la sua avventura a Villa Trasqua, acquisendo l’azienda vitivinicola dalla proprietà Nüesch.

Villa Trasqua

In vigna scoprono una situazione molto curiosa, filari misti di uve a bacca bianca e nera. Aggiungono barbatelle di Merlot, Cabernet Franc e Alicante Bouschet.

Nel 2014 la famiglia Hulbergen inizia la collaborazione con il dott. Franco Bernabei:

“Qui siamo nel Chianti Classico, qui dobbiamo piantare il Sangiovese e puntarci forte”

È con queste parole pronunciate dall’enologo che Villa Trasqua inizia il percorso verso la qualità.

Studio e ricerca portano all’individuazione di Nerento, vigneto talentuoso che in poco tempo diventa modello di eccellenza. Qui viene piantato solo il biotipo Sangiovese Villa Trasqua (come l’ha definito l’enologo stesso, clone ottenuto da una accurata selezione grazie a esperti vivaisti francesi).

Ho avuto la fortuna di partecipare durante il 16esimo Blind Blogger Tasting alla Masterclass condotta “magistralmente” da Luca Grippo con la partecipazione straordinaria dell’enologo Franco Bernabei. 

Dott. Franco Bernabei, enologo a Villa Trasqua dal 2014 racconta Nerento, il Chianti Classico gran Selezione

Protagonista il Chianti Classico DOCG Gran Selezione Nerento.

Nerento Gran Selezione è enclave dell’enclave, migliori uve e singola vigna, deve il suo successo proprio al grande enologo che ha scelto di vinificare separatamente questo appezzamento benedetto da Dio. Ex ambiente Marino, poi lacustre, gode della presenza di falde acquifere che impediscono che la pianta possa subire stress.

Le parole di Luca Grippo ripercorrono la storia del Chianti Classico e tracciano i confini di un territorio che ha sempre combattuto per distinguersi.

Le parole del dott. Bernabei sottolineano quanto sia stato difficile rimanere fedeli a una combinazione di fattori di qualità identitari in un mercato che si è mosso assecondando le mode.

“L’integrità è basilare, nulla si deve fare per obbligo, altrimenti si è perdenti da subito. Non lascio nulla al caso, tutto viene analizzato con estrema precisione. Ho imparato che a comandare non è la gestione commerciale ma la gestione agricola. Sono entrato in vigna, ho calpestato la terra e ho lasciato che le sensazioni arrivassero prima al cuore e poi al cervello. Sono un artigiano al servizio degli artigiani.”

Questa la filosofia dell’enologo. Grazie a lui Villa Trasqua firma oggi vini fortemente identitari che si distinguono per finezza ed eleganza.

La degustazione

Chianti classico DOCG Gran Selezione Nerento 2013

Colore vivace, unghia leggermente aranciata, naso elegante, frutti rossi, intensità, compostezza, profumi variegati, nota balsamica. Frutto tonico, acidità spiccata. Consistenza unica, sapidità, equilibrio, tensione, pulizia del palato, tannino mai aggressivo, scelta oculata dei legni. Un vino complesso, completo.

Chianti classico DOCG Gran Selezione Nerento 2015

Frutto più cupo, maturo, speziatura, nota minerale. Bocca meno ampia. Eleganza che rimane e grande bevibilità. Grande complessità, sul finale emerge una spiccata nota di chinotto.

Chianti classico DOCG Gran Selezione Nerento 2016

Annata regolare. Colore vivace, grande esplosione al naso: tabacco, speziatura, note balsamiche, erbe mediterranee, arancia, frutto rosso con polpa concentrata, finale di eucalipto. Rispondenza totale naso-bocca.
Salinità, note iodate. Bellissima interpretazione del Sangiovese. Questo assaggio è stato il mio preferito. L’ho assaggiato e riassaggiato. Godibile ma eterno. Mai uguale a se stesso mi ha “stuzzicata” in continuazione.

Chianti classico DOCG Gran Selezione Nerento 2018

Un Sangiovese più “ruffiano”. Note terziarie molto spinte, foglia secca, sottobosco. Assaggio composto, lungo, fine. Tenacia, tannino ben integrato e tanta femminilità. Nerento 2018 è una “donna che ti conquista”.

Chianti classico DOCG Gran Selezione Nerento 2019

Un vino che si prospetta interessante, sarà in grado di esprimere al meglio se stesso dopo qualche mese di bottiglia. Vibrante, teso, gustoso, potente, carico di tensione ed elettricità. Tannino da manuale.

I biotipi di villa Trasqua sono stati prodotti da un vivaista francese. L’intento oggi è quello di piantare viti che possano durare nel tempo, nel rispetto della vocazione del suolo. A villa Trasqua i vigneti non si estirpano. Grazie all’accurato lavoro dell’enologo si è raggiunto un grande equilibrio tra rapporto vegetativo e produzione al punto che non si ha più necessità di diradare.
Si produce sempre e solo il vino di Villa Trasqua nel massimo rispetto del luogo. Tutto viene analizzato con estrema precisione, la tecnologia viene “sapientemente” impiegata, sempre, per esaltare l’annata.

Villa Trasqua

Villa Trasqua si trova sul versante ovest  di Castellina in Chianti. Il toponimo Trasqua significa “intra aquas” cioè tra le acque. La cantina si trova infatti tra due corsi d’acqua, ora ruscelli. Il termine Trasqua compare in tutti i catasti e lasciti a partire dall’anno mille. Viene descritto come un territorio di prestigio che si espande nel corso del tempo. Conta 120 ettari di terreno complessivi, vitati 54. Sostenibile dal 2014, attualmente interamente biologica. 

 

Villa trasqua nel Chianti Classico, vista dall'alto per tannina

Quando entri a Villa Trasqua “ti senti al sicuro” e coccolato. Le strade polverose che percorri per arrivarci ti isolano dal frastuono e ti connettono con la natura. Calpesti un territorio che è stato “ascoltato e compreso” nella sua individualità e unicità e accompagnato ad esprimersi. Cammini tra le viti di Sangiovese in grado di esaltare la vocazione di questa terra che cambia a ogni passo. 

Forse non riesco a trasmettervi completamente le sensazioni vissute qui. Villa Trasqua è un “meccanismo perfetto”. Natura e persone interagiscono in modo ottimale. Degusti competenza e fiducia, complicità e collaborazione. 

dott. Contarino Andrea a Villa Trasqua

cena in bottaia da Villa Trasqua nel Chianti Classico.

Vigneto di Villa Trasqua

 

Un po’ di storia

Il Chianti Classico è un “cuore”, una zona storica che ha sempre combattuto per distinguersi. In questo territorio abbiamo vini di storia (il vino qui prodotto è stato oggetto di dispute tra guelfi e ghibellini). 

Dalla ricetta del Barone Ricasoli si arriva alla produzione di vini da tavola da solo Sangiovese.

Nel 2005 il divieto di utilizzare le uve a bacca bianca per la produzione del “Chianti”. 

Il Chianti Classico si trova vicino agli Appennini e comprende 70.000 ettari. Il 60% di questo territorio comprende boschi e uliveti, garanzia di biodiversità.

Abbiamo 11 unità cartografiche in parte di origine marina, in parte continentale. Lo spessore del suolo è molto sottile. Qui la geologia coincide con la pedologia. 

Le 11 UGA individuano aree con caratteristiche omogenee. 

L’indicazione dell’UGA, il cui obiettivo è il binomio vino-territorio in etichetta può essere riportata solo per la Gran Selezione. Castellina UGA è la zona più vitata. 

Ricasoli e il Chianti Classico

Nel 1872 Ricasoli scrisse la prima ricetta del Chianti in cui venne messa in risalto l’importanza del Sangiovese

“… mi confermai nei risultati già ottenuti nelle prime esperienze, cioè che il vino (Chianti) riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli niente del suo profumo per esserne pur esso dotato; la malvagia, della quale si potrebbe fare a meno per i vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana”. 

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Annamaria Corrù (@tannina.it)

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Annamaria Corrù (@tannina.it)

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Annamaria Corrù (@tannina.it)