Grazie ad un’amica sono stata introdotta all’Ischia Cigar Club, dove è partito per me un curioso viaggio attraverso uno dei “vizi” dell’uomo: il fumo.

I tabacco e i sigari, solitamente abbinati ai distillati, in queste piacevoli serate li ho visti accompagnati ai cocktail in abbinamenti molto studiati. 

Il mio viaggio nel mondo del fumo, parte, dalle sue origini, incerte, anche se facilmente riconducibili al Sud America, più precisamente nelle zone delle Ande, della Bolivia e del Perù. Qui sono stati ritrovati alcuni reperti dei Maya. I bassorilievi dei templi rappresentano sacerdoti nell’atto di fumare lunghe pipe in pietra. Lo scopo era religioso ed il fumo, veicolo di pensieri e preghiere, veniva mandato verso l’alto per avvicinarsi a Dio. I sacerdoti si estraniavano al sublime attraverso l’inalazione del tabacco. Le foglie essiccate originavano uno stato di stordimento. 

Il 1492 è una data importante, per la scoperta dell’America e per la scoperta del tabacco. Cristoforo Colombo ne viene a conoscenza durante gli incontri con gli “indiani” dell’America Centrale. Inizialmente non capisce l’importanza del tabacco. Per comprenderne il senso, organizza una missione mandando due persone di fiducia. Questi “investigatori” scoprono l’abitudine del fumo come mezzo per avvicinarsi agli dei Cohiba. L’erba veniva mescolata con il Petum e si aspirava dal naso.

Il fumo aveva però molte funzioni: oltre che per motivi religiosi, veniva utilizzato per togliere il senso di fame e di fatica, come medicamento delle malattie individuali, per alleviare il dolore, per migliorare le condizioni fisiche e psichiche. Gli indiani tagliavano le foglie e le lavoravano fino ad ottenere un grande sigaro. Cristoforo Colombo catalogò tutto, ogni scoperta, ogni dettaglio. 

Con la scoperta dell’America, il tabacco venne portato anche in Europa. 

Nel suo “rapporto” alle corti spagnola e portoghese, Cristoforo Colombo riferì questa sua grande scoperta. Il tabacco arrivò in Europa. La pianta di tabacco, inizialmente venne usata per scopi ornamentali, ma già a metà del XVI secolo venne promossa come “medicina universale”. 

In Italia arrivò grazie alla Chiesa, portato da due cardinali, Tornavona e Della Santa Croce. Venne studiato dai frati. Chiesa e tabacco, unione benedetta.

In Francia fece la sua comparsa nel 1560 tramite l’ambasciatore francese in Portogallo, Jean Nicot. Egli esaltò le proprietà benefiche del tabacco a fini medicali ed inviò l’erba alla regina Caterina de’ Medici per aiutarla a lenire le emicranie del figlio, il sovrano Francesco II. Il tabacco divenne così “l’erba della regina”, venduta solo ed esclusivamente dallo speziale. In onore di Nicot, questa erba preziosa venne chiamata Nicotiana, ma prese anche altri nomi come “Medicea”, “Cateriniana”, “Erba del signor priore”, “Erba santa”, “Erba per tutti i mali”, “Panacea antartica” e anche “Erba dell’ambasciatore”.

Il tabacco si diffuse ben presto in tutta l’Europa.

Cambiò però lo scopo del suo utilizzo: non per motivi religiosi, ma per cura o per piacere. Fumavano solo ricchi ed aristocratici. In questo periodo la lunghezza del sigaro era indice di posizione sociale e potere. Per la maggior parte delle persone non esisteva, troppo costoso o troppo “particolare e strano”.

Il tabacco visse periodi di alti e bassi. Vennero introdotte delle tasse sulla vendita del tabacco, poi divieti, con conseguente aumento del contrabbando. Spagna, Inghilterra e Olanda si dividevano i Caraibi.

L’area migliore per la coltivazione del tabacco era Cuba, isola generosa con le sue distese di terre rosse.

Con l’aumento dell’interesse verso il fumo, crebbe la richiesta. In tutta l’isola aumentarono fabbriche e produzione. Un mercato fiorente che si concluse con l’arrivo di Fidel Castro e la nazionalizzazione delle ricchezze dell’isola, tabacco compreso. Venne creato un solo  “nome”. Il commercio subì una flessione fino al collasso. Nel 1992 Castro cedette al mercato. L’azienda unica di produzione dei sigari Cubatabaco diventò una S.P.A. e nonostante l’embargo, gli uragani ed i parassiti continuò la produzione.

Ora si contano varie aziende, scelte per cultivar differenti. L’isola di Cuba eccelle ancora oggi nella produzione della pianta per sigari e si conferma davvero al primo posto per la qualità. Quattro erano e sono tuttora i fattori combinati che portano Cuba nell’Olimpo:

  • il terreno, ricco di sostanze nutritive e composto di sabbia per il 53%, di argilla per il 20%, di ghiaia per il 20% e per il resto limo. Ottimo drenaggio e giusta combinazione tra acido e subacido. Nella zona a Nord-Ovest, Pinar del Rio il terreno è sabbioso, argilloso e ricco di quarzo (La valle di Vinales , dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1999, in cui emergono solitari i mogotes, “panettoni” di roccia calcarea,  ha piante di tabacco con radici che scendono in profondità alla ricerca dell’acqua attraverso una stratificazione di arenaria, terriccio e argilla), nella zona verso Est le terre rosse sono ricche di argilla e ferro, la parte più centrale dell’isola, che è la zona più antica di produzione del tabacco, ha un terreno ricco di sabbia, argilla e ferro
  • il clima, favorevole per il tabacco. Tropicale, umido, caldo e piovoso con piogge che raggiungono i 1000 mm/anno.
  • la varietà di semi di tabacco autoctoni
  • le conoscenze  e l’esperienza dei produttori

La nascita di un sigaro è complessa ed affascinante, ogni sigaro è un concentrato di un grandissimo lavoro, una piccola opera d’arte. Tutto parte dalla pianta di tabacco, Nicotiana, coltivata da semi selezionati. Ne esistono due tipi: 

  • COROJO, coltivato in serra, da cui si ottengono le foglie più pregiate, per rivestire l’esterno del sigaro, la “capa, la parte più importante e costosa, soffice ed elastica. Le foglie destinate alla capa devono essere perfette nella struttura e nell’estetica, lisce, senza venature. 
  • CRIOLLO, da qui si ottengono 4 specie di foglie di tabacco necessarie alla manifattura del sigaro. Dal criollo si ottiene la sottocapa, che abbraccia la parte interna del sigaro. Le foglie per la sottocapa vengono prese dalla parte centrale della pianta. La parte interna del sigaro si chiama tripa e si compone di tre tipi differenti di foglie prese da varie parti della pianta: ligero (parte alta della pianta, conferisce un aroma forte ed una combustione lenta), seco (centro della pianta, conferisce un aroma meno intenso ed una combustione lenta) e volado (base della pianta, conferisce un aroma dolce ma una combustione veloce). La combinazione di questi tre tipi di foglie determina il sapore di un sigaro.

Le piante di tabacco destinate alle foglie da fascia vengono coltivate sotto coperture e protette dai raggi solari, le altre possono anche essere coltivate al sole.

Un fattore molto importante che influisce sulla qualità finale del sigaro è la crescita in altezza delle foglie. Lo scopo delle “piante” è la riproduzione, cioè produrre fiori  e, di conseguenza semi. Questo comporta uno sforzo per la pianta che concentrerà le sue sostanze nutritive nel fiore. 

Quello che interessa, ai fini della produzione del tabacco sono le foglie. Per far si che la pianta di tabacco distribuisca il nutrimento alle foglie, viene cimata. I fiori vengono tagliati e, dopo questo taglio, nelle foglie si concentra quanto contribuirà a generare aromi. Un passaggio un pò simile a quello che avviene con l’uva.

La crescita in altezza delle foglie deciderà la qualità del sigaro. Dalla metà di settembre, le foglie vengono raccolte una ad una. Si parte dalle foglie alla base, quelle più in basso, per salire lentamente verso la cima. Un altro taglio prende il nome di Palo Cortado e consiste nel raccogliere le foglie dal basso tutte insieme. La raccolta può durare anche 6 settimane. 

Durante la raccolta, le foglie vengono separate e classificate in base al colore. Arrivano alla casa del tabacco dove vengono sottoposte ad una “cura”.

La cura del tabacco si compone di varie fasi, con un comune denominatore: la classificazione. Ogni passaggio prevede una classificazione delle foglie. 

Una volta arrivate alla casa del tabacco, le foglie vengono cucite due alla volta e poste su stanghe. Qui riposano per un periodo che può variare dai 45 ai 60 giorni. Le stanghe piano piano vengono portate verso l’alto, verso il soffitto. Sulle stanghe più in basso ci saranno sempre le foglie giovani, su quelle più in alto, le foglie più vecchie, le prime ad essere state raccolte. 

Questa sosta porta le foglie a perdere acqua e clorofilla. Cambia il loro colore che passa dal verde al giallo fino al marrone. 

La cura del tabacco può avvenire: 

  • ad aria-con cui si ottengono i tabacchi chiari
  • a fuoco-il legno di quercia o ciliegio impiegati conferiscono sentori al tabacco 
  • ad aria calda
  • al sole

A marronamento terminato, le filze vengono smontate e le foglie di nuovo classificate per colore, uniformità, consistenza, legate con nastri di diversi colori in base all’arrivo, stivate in balle, Pilones o Burios per la fermentazione. Coperte con sacchi di juta, le foglie, a temperatura ed umidità controllate, perdono l’eccesso di nicotina. La fermentazione definisce l’aroma, la combustibilità ed il colore. 

Terminata la fermentazione si procede con una selezione delle foglie che vengono di nuovo  classificate, poi stirate ed eventualmente bagnate.

Dopo l’asciugatura per ventilazione si procede con la scostolatura, l’eliminazione della parte lignea delle foglie. Segue una nuova classificazione. Infine il sigaro viene composto. 

Il tabacco, come il vino, è materia viva e subisce le influenze del clima. Ogni azienda produttrice cerca di mantenere nel tempo una linea gustativa. A tal fine si valutano tabacchi di annate differenti. Il sigaro è una Cuvée di tabacchi. 

I sigari: un galateo unico

I sigari vanno mantenuti umidi, con una percentuale di umidità intorno al 13%. Per questo esistono umidor in legno, che garantiscono oltre al giusto livello di umidità anche la giusta temperatura di conservazione. All’interno delle scatole è opportuno non mescolare sigari provenienti da varie regione, questo per non permettere agli aromi di mescolarsi tra loro. 

Intorno al mondo del sigaro esiste tutto un rituale. C’è anche stato chi, nel 1967, ha pubblicato, per gli amanti del sigaro, un famoso saggio. Zino Davidoff ha creato, sui gesti del fumo lento, un codice, un galateo. Il sigaro va osservato attentamente. Si scruta la superficie per verificare che non ci siano imperfezioni. Si buca un lato, utilizzando forbici o l’apposita “ghigliottina”. Il foro da maggiore presenza di fumo in bocca. Non si accende mai con una candela o con del butano, ma con una fiamma dolce, un bastoncino di cedro e si fa roteare il sigaro sulla fiamma.

Si fuma lentamente. Il fumo è un piacere avvolgente, un momento da dedicare a sé stessi, un attimo di evasione dal quotidiano.

Accompagnare il fumo lento del sigaro: i migliori cocktail

Solitamente accompagnato da un distillato, mi è stato presentato con un cocktail Boulevardier.

  • 45 ml Bourbon
  • 30 ml Bitter Campari
  • 30 ml Sweet Red Vermouth
  • un tocco di Orange Zest

O su un aroma più dolciastro con un Mulata

  • 6 cl Rum Bacardi
  • 1,5 cl creme de cacao Liquore (bruna)
  • 1,5 cl crema di cacao liquore (bianca)
  • 1,5 cl Succo di lime
  • 1,5 cl Sciroppo di zucchero

Oppure ancora con un Canchanchara

  • 6,5 cl di Rum rustico
  • 1,5cl di lime premuto
  • 1,5 cl di miele
  • 5,0 col di acqua

Una leggenda narra che le stelle cadenti siano le ceneri incandescenti che cadono dai sigari fumati dagli Dei dei quattro venti. Un’altra invece racconta che le nuvole siano il fumo del Dio della pioggia.