Lo Champagne era l’unico vino che le donne potevano condividere con gli uomini, ed è forse per questo che oggi, tre secoli dopo la comparsa delle prime bollicine, le donne continuano a decretarne il successo. 

Nell’immaginario collettivo l’abbinamento tra donne e champagne è indubbiamente il più famoso. Lo Champagne è, ancor oggi, il loro vino preferito, quello che le mette di buon umore e stravolge i loro sensi.

Ogni anno si vendono nel mondo più di 330 milioni di bottiglie, di cui quasi il 65% acquistato da donne.

Fin dal XVIII sec., le signore partecipano alla produzione dello spumante che, con il loro aiuto, si trasforma in una sinfonia di aromi e sapori. 

Lo Champagne deve molto del suo successo proprio alle donne che, da sempre, ne hanno apprezzato la finezza delle bollicine. 

È sulle curve delle donne che si è presa ispirazione per creare il calice da degustazione perfetto: Madame Pompadour ha prestato il suo seno. 

Madame de Pompadour non nascose mai la sua passione per lo Champagne, si narra che orgogliosamente andasse dicendo alle cortigiane francesi, ansiose di carpire i segreti della sua bellezza e del suo aspetto sempre fresco, che il merito dipendesse solo “dal vino, capace di farti apparire al meglio la mattina dopo una festa scatenata”.

La leggenda vuole infatti che la famosa “coppa di Champagne” cioè il bicchiere che ai tempi si usava per sorseggiare lo champagne, sia stata creata riproducendo la forma dei celebri seni della bella Signora. Ancora oggi,per esaltare la perfezione di un seno femminile si usa dire: “Ha le misure di una coppa di Champagne” .

 

champagne e donne coppa

 

Il successo di questo vino si deve però in particolare a tre donne intraprendenti che, una volta rimaste vedove presero in mano le redini delle aziende.

Barbara Nicoletta Ponsardin, figlia di un ricco commerciante di Reims, nel 1799, a 22 anni diventa, moglie di Francois Clicquot, proprietario di vigneti e banchiere.

Pochi anni dopo, nel 1805, è già vedova a soli 27 anni. Sollecitata a vendere l’attività, raccoglie tutto il suo coraggio anche davanti ai saccheggi in seguito alla disfatta di Waterloo e, senza mai perdersi d’animo, riesce ad incrementare gli affari. Considerata una perfetta fuorilegge, acuta ed energica è lei ad inventare il primo Champagne Rosè, mischiando vino bianco a vino rosso. 

È lei a creare il primo Champagne millesimato. 

È lei ad inventare, nel 1816,la prima table de remuage, per inclinare le bottiglie, facendo scivolare i sedimenti verso il collo e rendere limpido lo spumante. 

È lei la prima donna a spedire delle bottiglie di champagne a San Pietroburgo alla Corte dello Zar. Un’abile mossa che confermò la grande audacia e un formidabile acume negli affari. Madame Clicquot sfidò il blocco continentale che paralizzava l’Europa dell’epoca e, nel 1814, riuscì a consegnare i suoi vini a Corte.

Durante il viaggio di 10.000 bottiglie spedite ne rimarranno solo la metà tra quelle rotte e quelle a cui saltarono i tappi). Le restanti però arrivarono a destinazione raggiungendo con le seguenti spedizioni la cifra di 25.000 bottiglie l’anno.

Il successo del vino della Veuve fu immediato, lo Champagne entrò nei menu ufficiali e da quel momento in poi si affermò anche in tutti le altre corti d’Europa.

La Grande Dame, così veniva chiamata perchè con il tempo avava acquisito una corporatura imponente e amama indossare sempre abiti neri, guiderà l’Azienda fino all’età di 88 anni cioè fino al 1866.

Parlando di donne e champagne dobbiamo ringraziare un’altra vedova: Louise Mellin che nel 1836 sposa Louis Pommery, proprietario di una piccola azienda vinicola di metodo champenoise.

Si tiene lontana dagli affari fino al giorno in cui perde il marito. È a partire da questo momento che sfodera le sue capacità imprenditoriali. La vedova Pommery è Consapevole di quanto lo Champagne sia amato e desiderato sulle tavole delle Corti europee. 

Per renderlo piacevole a tutto pasto, crea un nuovo Champagne dal gusto Dry, più facilmente abbinabile alle pietanze. Operazione innovativa: lo Champagne fino a quel momento era prodotto solo dolce. Nel 1874 viene prodotto il Brut, chiamato così per ricordare lo “stato bruto” dei vini in cantina prima dell’aggiunta del liqueur d’expedition. 

Ma il genio della vedova Pommery non si esaurisce qui. La creazione di questo nuovo Champagne vede il successo grazie ad un’operazione di marketing. Per le esportazioni, questo spumante viene infatti presentato con il nome “Gout Americain”, chiaro riferimento al sogno americano dell’epoca. 

E questo sogno americano porta alla perforazione della collina di Reims per la creazione di diciotto chilometri di cantine in stile gotico. In superficie un grande parco, tantissimi alberi ed un piccolo varco dal quale si ammira la Cattedrale di Reims.

donne e champagne james bond TANNINA

Altra donna importante nella storia dello Champagne è Lily Bollinger. Rimasta vedova nel 1941 del marito Jacques, prende in mano le redini dell’azienda. 

Grande appassionata di spumante e grande perfezionista, guida l’azienda per circa trent’anni portandola ad affermarsi nel mercato. Firma Champagne prestigiosi, pregni di personalità e carattere, eleganti, complessi, e raffinati, come la famosa Cuvée de Prestige Bollinger R.D. Récemment Dégorgé.

Champagne che racchiude il contrasto dato dalla complessità dell’affinamento sui lieviti, con la freschezza di una sboccatura prima della messa in commercio. 

La prima comparsa sul mercato è del 1952. Da questa data sono stati prodotti solo diciannove millesimi. Bollinger diventa un’icona di stile, scelta anche da James Bond.

Pinot Nero e Chardonnay proveniente esclusivamente da vigneti classificati Grands e Premiers Crus. Tappo in sughero anche per la seconda fermentazione. Remuage e degorgèment manuale.

Mai scesa a compromessi Madame Bollinger ha sempre avuto una grande attenzione ai dettagli. È sua la famosa frase: “Io lo bevo quando sono contenta, o quando sono triste; talvolta quando mi sento sola… quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho… altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete!”

Restando sul tema di “donne e Champagne” la storia di Maie Papelart ènon va dimenticata. Henry Marc De Venoge fonda la omonima Maison nel 1837. Marie Papelart, al decesso del marito e nipote del fondatore Gaetan De Venoge nel 1898, prende le redini  dell’azienda la sua vedova insieme a suo genero, il Marchese Adrien De Mun.

Uomo di grande fascino e dal sangue blu, grazie alle sue relazioni lancia il marchio De Venoge nell’alta società Parigina fidelizzando da quel moento clienti affezionate come Sarah Bernhardt, la Contessa De Sègur, la Principessa di Ligne e altre famose donne dell’epoca.

Marie aggiunse un tocco alla consuetudine della maison di apporre sulle proprie bottiglie di champagne etichette colorate. Un’innovativa tradizione ai tempi che venne continuata ed arricchita dal suo tocco femminile.

Un milione di bottiglie l’anno fu il tragurdo raggiunto dalla casa sotto la guida di Marie e del genero. Numeri che pochi produttori potevano vantarsi di conseguire all’epoca e che faceva di De Venoge uno dei leaders del mercato.