Lo Champagne era l’unico vino che le donne potevano condividere con gli uomini, ed è forse per questo che oggi, tre secoli dopo la comparsa delle prime bollicine, le donne continuano a decretarne il successo. 

Nell’immaginario collettivo l’abbinamento tra donne e champagne è indubbiamente il più famoso. Lo Champagne è, ancor oggi, il loro vino preferito, quello che le mette di buon umore.

Ogni anno nel mondo si vendono più di 330 milioni di bottiglie, il 65% di queste bottiglie viene acquistato da donne.

Fin dal XVIII sec., le signore partecipano attivamente alla produzione dello Champagne che deve il suo successo proprio a loro.

È sulle curve delle donne che si è presa ispirazione per creare il calice da degustazione perfetto: Madame Pompadour ha prestato il suo seno (una leggenda ritiene Maria Antonietta).

Madame de Pompadour non nascose mai la sua passione per lo Champagne, si narra che orgogliosamente andasse dicendo alle cortigiane francesi, ansiose di carpire i segreti della sua bellezza e del suo aspetto sempre fresco, che il merito dipendesse solo “dal vino, capace di farti apparire al meglio la mattina dopo una festa scatenata”. 

La leggenda vuole infatti che la famosa “coppa di Champagne” cioè il bicchiere che ai tempi si usava per sorseggiare lo champagne, sia stata creata riproducendo la forma dei celebri seni della bella Signora. Ancora oggi, per esaltare la perfezione di un seno femminile si usa dire: “Ha le misure di una coppa di Champagne” .

 

champagne e donne coppa

 

Il successo di questo vino si deve però in particolare a donne intraprendenti che, una volta rimaste vedove presero in mano le redini delle aziende.

Barbe Nicole Ponsardin, era figlia di un ricco commerciante di Reims, Nicolas Ponsardin, fatto barone da Napoleone I nel 1813. Barbe Nicole ha avuto un’eccellente educazione. Frequentava il convento di Saint-Pierre-les-Dames da cui venne salvata dalla sarta di famiglia quando la rivoluzione colpì la città di Reims. 

Nel 1799, a 22 anni diventa, moglie di Francois Clicquot, proprietario di vigneti e banchiere.

Pochi anni dopo, nel 1805, è già vedova a soli 27 anni. Sollecitata a vendere l’attività, raccoglie tutto il suo coraggio anche davanti ai saccheggi in seguito alla disfatta di Waterloo e, senza mai perdersi d’animo, riesce ad incrementare gli affari. Considerata una perfetta fuorilegge, acuta ed energica è lei ad inventare il primo Champagne Rosè, mischiando vino bianco a vino rosso. 

È lei a creare il primo Champagne millesimato. 

È lei ad inventare, nel 1816,la prima table de remuage, per inclinare le bottiglie, facendo scivolare i sedimenti verso il collo e rendere limpido lo spumante. 

In questo periodo il sud della Francia era pieno di truppe russe e, per salvare i loro affari e le loro bottiglie, molte case vinicole rinchiusero tutte le loro merci. Madame Clicquot adotta l’approccio opposto. Sapendo di non poter proteggere le sue bottiglie dal saccheggio, decise che avrebbe fatto ubriacare i soldati russi scommettendo di far sviluppare in loro un certo amore per i suoi vini.

È lei la prima donna a spedire delle bottiglie di champagne a San Pietroburgo alla Corte dello Zar. Un’abile mossa che confermò la granMadame Clicquotde audacia e un formidabile acume negli affari. Madame Clicquot sfidò il blocco continentale che paralizzava l’Europa dell’epoca e, nel 1814, riuscì a consegnare i suoi vini a Corte.

Durante il viaggio di 10.000 bottiglie spedite ne rimasero solo la metà (tra quelle rotte e quelle a cui saltarono i tappi). Le restanti però arrivarono a destinazione raggiungendo con le seguenti spedizioni la cifra di 25.000 bottiglie l’anno.

Il successo del vino della Veuve fu immediato, lo Champagne entrò nei menu ufficiali e da quel momento in poi si affermò anche in tutti le altre corti d’Europa. La Grande Dame, così veniva chiamata perché con il tempo aveva acquisito una corporatura imponente e amava indossare sempre abiti neri.

 

Trasgressiva e rivoluzionaria nel lavoro e nel letto,  audace e intelligente guiderà l’Azienda fino all’età di 88 anni cioè fino al 1866, anno in cui sposa Edouard Werlé di soli 21 anni di età che diventa suo erede e che sembra non sia stato l’unico giovane fidanzato in vedovanza.  

Un’altra donna importante nel mondo dello Champagne è stata Apolline Henriot.

Nata a Reims, Apolline sposa Nicolas Henriot nel 1794. La dote? Grappoli di pinot nero. Con il marito sviluppa lo stile del vino fino a quando la morte di Nicolas, nel 1808 non li separa. Così a soli 33 anni Apolline fonda la Veuve Henriot Ainé, la sua casa di Champagne che in seguito sarebbe diventata Champagne Henriot.

Apolline adotta una strategia diversa rispetto a Madame Veuve Clicquot. Non sono i reali russi a decretare il suo successo, ma la famiglia degli asburgo.

Nel 1850, lo Champagne Henriot viene dichiarato fornitore ufficiale della corte imperiale e reale d’Austria, diventando uno dei preferiti dell’Impero austro-ungarico.

Parlando di donne e champagne dobbiamo ringraziare un’altra vedova: Louise Mellin che nel 1836 sposa Alexandre Pommery, proprietario di una piccola azienda vinicola di metodo champenoise.

Si tiene lontana dagli affari fino al giorno in cui perde il marito. Segue i consigli della vedova Clicquot e a partire dal momento in cui rimane vedova, sfodera le sue capacità imprenditoriali. 

Madamme PommeryMadame Pommery è ben consapevole di quanto lo Champagne sia amato e desiderato sulle tavole delle Corti europee. 

Per renderlo piacevole a tutto pasto, crea un nuovo Champagne dal gusto Dry, più facilmente abbinabile alle pietanze. Operazione innovativa: lo Champagne fino a quel momento era prodotto solo dolce. Nel 1874 viene prodotto il Brut, chiamato così per ricordare lo “stato bruto” dei vini in cantina prima dell’aggiunta del liqueur d’expedition. Fu un successo straordinario.

Ma il genio della vedova Pommery non si esaurisce qui. La creazione di questo nuovo Champagne vede il successo grazie ad un’operazione di marketing. Per le esportazioni, questo spumante viene infatti presentato con il nome “Gout Americain”, chiaro riferimento al sogno americano dell’epoca. 

E questo sogno americano porta alla perforazione della collina di Reims per la creazione di diciotto chilometri di cantine in stile gotico che vedono al lavoro un cospicuo numero di minatori per dieci anni. Scolpiti nelle cave, grazie all’artista Navlet, anche bassorilievi raffiguranti Bacco. In superficie un grande parco, tantissimi alberi ed un piccolo varco dal quale si ammira la Cattedrale di Reims.

Madame Pommery fu la prima a istituire una carta etica di impresa e la cassa previdenziale per i suoi dipendenti. Donna molto generosa donò alla città di Reims i soldi necessari per la costruzione di un orfanotrofio. Nel 1890 acquistò il quadro Le spigolatrici di Millet, sottraendolo al potenziale acquisto da parte degli stranieri, donato poi poi allo stato.

Teneva una revolver a portata di mano per difendere se stessa e i figli. 

Morì in primavera, a settantuno anni e fu la prima donna a essere onorata con un funerale di stato, a cui parteciparono più di ventimila persone.

Le spigolatrici di Millet è un dipinto olio su tela. È stato acquistato dalla vedova Pommery per evitare che finisse in mano a collezionisti stranieri e poi donato allo stato francese. Ora si trova a Parigi al Musee d'Orsay.

Le spigolatrici di Millet

Non possiamo dimenticare Mathilde Emilie Laurent-Perrier

Nata a Tours-sur-Marne il 19 agosto 1852, era figlia di Joseph Perrier. Un agricoltore la cui ricchezza era arrivata dopo la Rivoluzione francese dall’acquisto di un ex proprietà della diocesi di Châlons-sur-Marne e Reims,

A 17 anni, Mathilde Emilie incontra Eugène Laurent, 27enne e maestro di cantina a Le Roy e Pierlot. Si sposano  l’11 novembre 1871. 

Dieci anni più tardi Eugene diventa il proprietario della società per cui aveva lavorato, ma solo sei anni più tardi muore in un incidente. La proprietà passa alla moglie che diventa direttrice della tenuta.

Mathilde Emilie salda i debiti del marito impegnando la propria assicurazione sulla vita ai creditori. Allo stesso tempo si mette all’opera per migliorare l’azienda e lo Champagne. Rinomina l’azienda con il proprio nome: Veuve Laurent-Perrier

Il successo non tarda ad arrivare e i suoi prodotti vengono presto esportati in Belgio, Germania e Inghilterra. 

 

donne e champagne james bond TANNINA

Altra donna importante nella storia dello Champagne è Lily Bollinger. Rimasta vedova nel 1941 del marito Jacques, prende in mano le redini dell’azienda. 

Grande appassionata di spumante e grande perfezionista, guida l’azienda per circa trent’anni portandola ad affermarsi nel mercato.

Espande il patrimonio dei vigneti, implementa lo stock dei vins de réserve, inserisce definitivamente le magnum, controlla le bottiglie in cantina e le ritappa, salva le cantine dai tedeschi durante l’occupazione nazista.

Firma Champagne prestigiosi, pregni di personalità e carattere, eleganti, complessi, e raffinati, come la famosa Cuvée de Prestige Bollinger R.D. 

Caratterizzato dal concetto di  “Récemment Dégorgé”, sboccato recentemente, è uno Champagne evolu

Madame Bollinger in bicicletta tra i suoi vigneti nella Champagne

to.

Racchiude il contrasto dato dalla complessità dell’affinamento sui lieviti, con la freschezza di una sboccatura prima della messa in commercio. 

La prima comparsa sul mercato è del 1952. Da questa data sono stati prodotti solo diciannove millesimi. Bollinger diventa un’icona di stile, scelta anche da James Bond.

Pinot Nero e Chardonnay proveniente esclusivamente da vigneti classificati Grands e Premiers Crus. Tappo in sughero anche per la seconda fermentazione. Remuage e degorgèment manuale.

Mai scesa a compromessi Madame Bollinger ha sempre avuto una grande attenzione ai dettagli. È sua la famosa frase: “Io lo bevo quando sono contenta, o quando sono triste; talvolta quando mi sento sola… quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho… altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete!”

Restando sul tema di “donne e Champagne” la storia di Marie Papelart non va dimenticata. Henry Marc De Venoge fonda la omonima Maison nel 1837. Marie Papelart, al decesso del marito e nipote del fondatore Gaetan De Venoge nel 1898, prende le redini dell’azienda insieme al Marchese Adrien De Mun.

Uomo di grande fascino e dal sangue blu, grazie alle sue relazioni lancia il marchio De Venoge nell’alta società Parigina fidelizzando da quel momento clienti affezionate come Sarah Bernhardt, la Contessa De Sègur, la Principessa di Ligne e altre famose donne dell’epoca.

Marie aggiunse un tocco femminile, apponendo etichette colorate alle bottiglie di champagne. Un’azione assolutamente innovativa ai tempi.

Un milione di bottiglie l’anno fu il traguardo raggiunto dalla casa sotto la guida di Marie e del genero. Numeri che pochi produttori potevano vantarsi di conseguire all’epoca e che faceva di De Venoge uno dei leaders del mercato.

 

 

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