C’è ancora chi pensa che i vini rosati si ottengano dalla miscela di un vino bianco ed uno rosso, niente di più sbagliato, anzi in Italia è, per legge, vietato.

Intorno ai vini rosati c’è parecchia confusione. L’unica miscela consentita è nella produzione degli Spumanti. 

La categoria dei vini rosè è poco considerata, ma la loro produzione  è un processo molto delicato che richiede conoscenza della materia prima, del vitigno da cui si parte e attenzioni nelle varie fasi di vinificazione. 

Le tecniche enologiche per la produzione di un vino rosato sono differenti ed ognuna di queste porta ad un risultato ben distinto. 

Tutti i vini rosati vengono prodotti partendo da vitigni a bacca rossa, con una vinificazione che inizialmente è “in rosso” per terminare “in bianco”. Mi spiego meglio. 

Nella produzione di un vino rosso il mosto viene lasciato macerare nelle bucce con l’obiettivo di estrarre colore, tannini ed aromi prima della fermentazione, nella produzione di vini bianchi solitamente questo non avviene. Il vino rosato che ha un colore più scarico rispetto ad un vino rosso, si ottiene da una macerazione del mosto nelle bucce per un tempo variabile compreso tra poche ore e pochi giorni, in genere due. Al termine della macerazione le bucce vengono separate dal mosto ed il processo di produzione continua come per i vini bianchi. Ne deriva un vino che ha meno colore e meno struttura di un vino rosso. 

La classificazione dei vini rosè

A seconda della macerazione i vini rosati si classificano in: 

  • Vin gris, dal colore rosa molto tenue, si ottengono da uve poco coloranti e vinificazione in bianco;
  • Vini di una notte, si ottengono da macerazione della durata di 6/12 ore;
  • Vini di un giorno, si ottengono da macerazione della durata di 24 ore. Durante la macerazione è importante evitare l’innesco della fermentazione, il mosto viene addizionato di solfiti ad una temperatura mantenuta bassa. A macerazione terminata il mosto viene sottoposto a fermentazione e la procedura di vinificazione prosegue esattamente come per i vini bianchi;
  • Saignée, sanguinamento o salasso è una tecnica che consiste nel prelevare una certa quantità di mosto dalla vasca di macerazione nella quale si sta preparando un vino rosso. Questo mosto prelevato viene vinificato in bianco e quindi si otterrà un vino rosato.

Dopo la macerazione, la vinificazione procede in acciaio, talvolta in cemento, solitamente non c’è affinamento in legno ed i rosati non necessitano di invecchiamento in bottiglia, tranne alcuni particolari rosati della Provenza. 

I vini rosati presentano tutte le sfumature del rosa, dal salmone alla buccia di cipolla, fino ad arrivare ad un rosa corallo intenso e sono caratterizzati da sentori primari che spaziano dai piccoli frutti rossi, alla ciliegia fino ad arrivare all’amarena, in bocca risultano freschi e con buona acidità. Vanno serviti ad una temperatura compresa tra i 10 ed i 12 gradi. 

La produzione del rosato è tradizione di alcune zone del mondo, la più conosciuta è la Provenza, in Italia sono significative le produzioni dei rosati del Salento e dell’Abruzzo. 

Informazioni poco corrette hanno attribuito, nel tempo, ai rosati un posto marginale nel panorama vinicolo. Oggi le cose stanno un pò cambiando. La qualità di un vino rosato è maggiormente percepita ed è aumentato del 30% negli ultimi 3 anni il consumo dei rosati, anche grazie alle aziende produttrici che li hanno introdotti nello “stile di vita”.

Sono stati per lungo tempo considerati “vini da donna“, ma lo sappiamo, le donne sono sempre un passo avanti e così ora anche gli uomini hanno uno sguardo differente sul mondo dei rosati.

Molto versatili soddisfano, grazie alla varietà degli stili, tutti i palati.