Enoturismo di frontiera, enoturismo d’avanguardia. Enoturismo pionieristico, perché fatto non più solo da vino. Enoturismo olistico, perché sistema non più spiegabile esclusivamente tramite la singola componente vino, ma sommatoria funzionale di ingredienti sempre più complessi e numerosi.

Turismo rivoluzionato & enoturismo innovativo.

Che il wine tourism sia diventato un fattore economico trainante per molte aree geografiche nazionali ed internazionali è dato di fatto e realtà ormai assodata. 

Quindi: si può e – soprattutto – ha senso organizzare dei wine tour là ove la componente wine non è connessa all’areale geografico di pertinenza? Là dove la componente vino non è nemmeno percepita come tipicamente tradizionale, la prima cosa che viene alla mente quando si pensa a quel territorio? 

La mia attenzione è stata attratta da alcune realtà piccole e poco conosciute che hanno – e a mio avviso molto saggiamente – scelto di puntare sull’accoglienza in cantina pur se ubicate in territori che esulano e non cadono sotto l’ombrello di pertinenza di qualcuna delle innumerevoli famosissime doc o docg dello stivale…  scelta che inizialmente mi ha lasciato un po’ perplessa, sorpresa. Non poco spiazzata. 

La cosa sta così: mi trovavo in un territorio noto per la sua vocazione turistica a matrice principalmente e prettamente artistica. 

Ero in giornata libera, modalità summer one day trip, con come destinazione una delle culle più affascinanti dell’Umanesimo in Italia; circondata dal bello, dall’arte e dalla cultura armonica e più alta sviluppatasi in una corte fiore all’occhiello del mecenatismo illuminato del quattro/cinquecento italiano. Ma fuori dalle routes dell’enoturismo.

Urbino enoturismo

Si sa, però, la voglia di visitare una cantina era tanta e dovevo/volevo assolutamente inserire un wine tasting nel programma di viaggio di quella giornata. 

Quindi mi informo, cerco di capire cosa sia visitabile nei dintorni, senza uscire troppo dall’itinerario designato…e… realizzo che in zona di cantine blasonate o famose (i soliti must visit) non ce ne sono. Non trovo Eno-nomi noti tout court…

Certo: sono fuori da zona a produzione DOC O DOCG.

Di aziende vitivinicole ce ne sono sì alcune, ma sono di recente avviamento, quindi non si può dire abbiano reputazione di storicità, hanno dei pregressi nell’agricolo ma – soprattutto però -la loro primaria ragione d’esistere è la ricettività alberghiera. 

Le aziende papabili di visita, viste le caratteristiche di cui sopra, non sono prettamente vitivinicole…ma al contrario sono agri-resorts sostenibili e plurivocazionali; nel senso che oltre al vino c’è agricoltura, arboricoltura, spa, hotellerie, ristorazione…

Queste aziende vitivinicole, giovani, dinamiche, innovative, davvero molto molto Smart! – e ne ho visitata una che davvero merita! – hanno non solo stimolato la mia curiosità durante quel summer one day trip, ma mi hanno condotto ad una riflessione nelle settimane a seguire. 

Una riflessione in merito a quanto il concetto di enoturismo sia diventato olistico e all-inclusive: il turismo incentrato sul vino non è mosso più unicamente dal vino ma il vino è diventato parte costitutiva e immancabile del turismo ricettivo(inteso come hotellerie).

In un do ut des virtuoso il turismo del vino si è arricchito della componente del turismo del benessere, ed il turismo del benessere si è arricchito con il prodotto vino. Non si visita più la cantina: si visita la campagna. E la si gode con un approccio di wellness.

Urbino enoturismo wellness

Ci sono aziende turistiche, vocate alla ricettività e all’accoglienza (intesa appunto come posti letto) che hanno scelto di creare, con l’accoglienza in cantina, un valore aggiuntivo, un quid in più, non scontato ma quasi rivoluzionario e pionieristico, rispetto ad una offerta turistica di accoglienza e wellness già strutturata da prima: qui l’enoturismo, fino a qualche tempo prima, aveva poco o nulla a che fare, si è appunto aggiunto a qualcosa che già c’era prima. 

Ma ci sono anche, al contempo, aziende enoturistiche che hanno scelto ampliare l’offerta assommando ai wine tours la possibilità di fruire di una struttura ove soggiornare, desinare e magare godere di trattamenti spa, massaggi, bagni termali.

L’offerta turistica ricettiva con l’enoturismo si è andata piacevolmente ad arricchire, e lo stesso è accaduto all’offerta enoturistica con il welness & stay si è completata in modo molto molto soddisfacente. 

I turisti si sono fatti fruitori di formule enoturistiche nuove, ampliate e stimolanti. Suggestive ed accattivanti…perché il territorio agreste italiano è davvero innegabilmente mozzafiato, e ben si adatta a questo!

Terme e vino, natura, benessere e relax… Agrihotel, wine resort, eno-spa dove vivere esperienze immersi nella natura, circondati non solo più da vigneti, ma anche da oliveti, castagneti e faggete…terrazzamenti e limonaie…allevamenti di bestiame, tartufaie….

Si può a ben ragione parlare di NATURATURISMO. Il vino, in queste realtà turistiche smart, si somma ora ai prodotti della terra, che sono sempre più frequentemente biologici e sostenibili. 

Naturaturismo trainato da aziende agricole che sono cresciute grazie a frutteti, agrumeti e coltivazioni cerealicole e che hanno scelto, solo ultimamente, di coltivare anche vigneti: li hanno impiantati di recente.  

agriturismo

Le bottiglie di vino sugli scaffali di queste strutture ricettive fanno bella mostra di sé accanto ed assieme a delizie culinarie, prodotti per la cosmesi e per la cura del corpo.

Le degustazioni vengono proposte ed organizzate in connubio con trattamenti estetici godibili all’interno di centri benessere e spa. Con approccio innovativo, apripista, in queste strutture gli eno appassionati (ed anche i turisti generici) non sono fruitori solo di eno- esperienze, quanto piuttosto di agri-esperienze sostenibili.

Chi le frequenta si aspetta un hotel lussuoso con spa, dei massaggi e trattamenti benessere, cibi genuini a km 0 serviti in agriristori gourmet ove godere anche di degustazioni e wine experiences. Gli ospiti salgono e visitano le tenute su mezzi di locomozione ibridi, per metà trattori agricoli e per metà carrozze moderne -che a giusta guisa susciterebbero l’invidia di Cenerentola-.

Passeggiano all’interno di oasi faunistiche e venatorie a bordo di agri-bus quasi fossero moderni safari, romantici e soprattutto slow o godono di escursioni cavallo o a dorso di mulo.  Queste agri-esperienze sposano il vino con prodotti che sono partner – ma non si possono considerare subalterni: assieme ai calici in degustazione le esperienze in questi agriresort prevedono la visita ai recinti degli animali “esotici”, lama, emù o bisonti, gli assaggi di miele, cicerchie e legumi, farine speciali e l’utilizzo di oli essenziali durante massaggi e trattamenti nel centro benessere o nelle zone wellness del complesso ricettivo. 

Tutte queste, assieme, diventano componenti di importanza equivalente, che trovano coronamento nelle esperienze gourmet nel country restaurant ubicati in ambientazioni suggestive e di grande atmosfera che si lasciano fruire in dimensioni olistiche e multisensoriali. Non più solo vino…