L’enoturismo è la nuova categoria di prodotto edonistico.

Vi siete accorti che ultimamente è cambiata la percezione del gusto del vino, che è cambiato il modo in cui lo compriamo ed è cambiato anche il perché lo acquistiamo?

Il vino, si sa, non è un bene necessario. È magia. 

Magia fatta di perizia umana, quella che trasforma il grappolo in bevanda alcolica. 

Magia fatta di immagini e suggestioni emotive, legate al bello, al buono, al benessere: catalizzatore di sogni, trasporta il soggetto in una dimensione altra, lontana dalla routine del quotidiano, proiettandolo nel wellness. 

Magia che ha trasformato il vino da prodotto puramente e solamente economico in magia emozionale, prodotto esperienziale ed–anche- turistico. 

La percezione del gusto si è evoluta ed il vino è oggi condizione fruibile. Immateriale ed acquistabile. Degustabile e visitabile.

Negli anni trascorsi, (quando io ero piccola), in cantina, ci si andava per comprarlo, il vino. L’ingresso dell’utente in azienda era finalizzato all’acquisto: il cliente era solo consumatore. Avventore, ma non turista: lungi da lui l’idea di un wine tour! 

Si andava in cantina per portare a casa un po’ di “sfuso” – tanto che ci si portava la tanica al seguito!

E penso alle cantine sociali, alle cooperative locali, fatte di silos d’acciaio, dove i produttori conferivano le proprie uve, che in queste realtà (non certo vocate all’estetica del bello) di cooperazione sociale e popolare venivano vinificate.

L’utente della cantina non era certo uno shopping addicted alla ricerca di una esperienza turistica di lusso. Oggi invece si potrebbe quasi dire lo sia!

Col trascorrere del tempo si è poi cominciato a “godere dell’esperienza di cantina”. L’azienda vitivinicola ha cominciato a diventare oggetto di visita, in virtù della curiosità dell’utente di scoprire le metodologie produttive, le tecniche agronomiche e della sua curiosità di conoscere il produttore: vedere chi quel vino lo produce.

La cantina, col trascorrere degli anni, è diventata luogo da fruire durante una vacanza, magari per scoprire meglio il territorio delle ferie estive, per acquistare qualche bottiglia da gustare durante il soggiorno, od al rientro, un po’ come fosse un souvenir (esotico e atipico). 

Negli ultimi anni invece le bottiglie sono diventate prodotti da comprare perché – soprattutto – foriere di emozioni, portatrici di percezioni di benessere: esulano dal gretto bisogno di appagare le pulsioni ancestrali che saziano gli istinti di fame e sete ma appagano il nostro senso di piacevolezza, un po’ come accade nel complesso mercato del lusso. Lusso non definito solamente da un prezzo proibitivo ma tanto più dalla sensazione di soddisfazione che quel prodotto ingenera.

Oggi l’enoturismo costituisce la nuova categoria di prodotto edonistico. 

Va da sé che la valenza dell’esperienza cantina non può più limitarsi alla vendita di qualche cartone di vino o, banalmente, a far vedere dove il vino viene prodotto: vasche d’acciaio, barrique e botti di legno. Questo non basta più. 

La cantina è non più solo luogo di produzione ma è diventato oggetto estetico, vocato al bello, da fruire come entità artistica, opera d’arte. Il prodotto vino, con l’enoturismo, è diventato una opera d’arte che vive del territorio ed è fatto di bello. Non più solo grado alcolico, estratto secco e acidità volatile ma piacevole esperienza da vivere. “Che fa figo esperienziare!” perché si svolge in una sfera di suggestione empatica ed emotiva e perché, allo stesso tempo, la si gode fisicamente in loco, nel qui e nell’ora, con suggestioni immaginifiche, evocative di emozioni che scaturiscono dal tangibile e dal reale.

Emozione ed atmosfera. Il prodotto enoturismo è esperienza di intrattenimento, servizio turistico che ha come colonna vertebrale una entità emozionale, suggestionale e del bello. La visita in cantina è fruita appunto come un oggetto d’arte.

Molte ormai le cantine progettate da famosi architetti ed arredate da interior designer. Cantine d’autore gemellate all’insegna del concetto di fruizione artistico-turistica… nessuna più si può esimere dallo strizzare l’occhio alla gradevolezza estetica del complesso architettonico tanto quanto alla funzionalità della produzione.

L’esperienza che l’enoturista si aspetta di vivere è ludica e formativa al contempo. Bella. In un contesto edonistico. Da poter raccontare agli amici ed ai parenti….perchè oggi in cantina ci si va per divertirsi!