Massimo Carletti è il vignaiolo di Podere Sabbioni.

Al Podere Sabbioni Massimo coltiva la vite e produce il vino all’interno del perimetro della riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra, dove i terreni di natura argilloso calcarea sono la base per prodotti di alta qualità. Massimo, la moglie Maria Grazia e la figlia Laura, vivono immersi nella natura.

Immersi in un meraviglioso paesaggio, ma immersi anche in una filosofia che li porta ad essere custodi della terra in un’identificazione culturale di un percorso di gestione e protezione dell’ambiente rurale che ha anche, come obiettivo, la reale tutela della salute del consumatore. Podere Sabbioni prende le distanze da tutte le forme di mercificazione che per anni hanno caratterizzato la gestione dell’agricoltura, aderiscono al programma V.I.V.A., con l’intento di migliorare le prestazioni dell’intera filiera vitivinicola nella sostenibilità e valorizzazione di un patrimonio rarissimo. 

L’adesione a  V.I.V.A., è doveroso sottolinearlo, è avvenuta per Podere Sabbioni, senza che si apportassero modifiche ai processi produttivi. Semplicemente l’adesione è una conseguenza di una libera scelta, fatta in origine, di rispetto totale di ambiente e uomo. Chi beve il mio vino, beve me, è la frase che tra tutte mi ha più colpita di questo vignaiolo che percepisce la fatica come premio e produce il vino per vocazione. Uomo eclettico e curioso che solo nel vino ha trovato un interesse in grado di mantenere alta la sua attenzione. Ed ha deciso di produrlo qui, in questo angolo di Paradiso, tra i cerri, lontano dal paese, dove l’aria è quasi rarefatta ed i caprioli lo attendono all’alba.

Il primo incontro con il vino?

All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, con mio nonno.

La sensazione anche non sensoriale del primo assaggio? 

Quella di un bambino che beve il vino per la prima volta,  avevo cinque anni.

Il ricordo più emozionante legato al vino?

Lo spettacolo “Canto e incanto dei sensi” del 20/12/2018 presso la masseria Fonte di Vita a Matera, con Katia Ricciarelli, il Maestro Francesco Zingariello e Savino Zaba, di fronte a mia figlia ed alla mia famiglia.

Un aneddoto legato al vino che le sta a cuore

La premiazione a Golosaria della nostra riserva della famiglia 2019. Paolo Massobrio e Marco Gatti mi hanno dato la possibilità di chiamare sul palco il nostro enologo Marco fioretti e di ringraziare il prof. Piergiorgio Spaggiari e la moglie dott.ssa Caterina Tribbia – presenti in sala – per l’aiuto nel nostro cammino.

Mi racconti la sua storia

Provengo da una famiglia di tradizione e da piccolo ho vissuto a lungo con mio nonno Maurizio, che adoravo e che mi ha trasmesso la passione per il vino. Purtroppo è mancato quando avevo tredici anni e non mi ha potuto formare completamente. Dopo la sua scomparsa, la villa ed il vigneto sono stati ceduti e mi sono allontanato, mio malgrado, dal mondo del vino, dalle viti, dalla vinificazione. Una decina d’anni fa, abbiamo acquistato un podere con una  piccola vigna di circa 1.000 m2. Per un paio d’anni ci siamo tenuti a distanza, non mi sentivo all’altezza di poterla gestire. Poi ho cominciato a potarla, nutrirla, accudirla e ci siamo indissolubilmente legati. È nato così Podere Sabbioni. Oggi abbiamo quattro ettari vitati nella Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra, un’abbazia cistercense millenaria, in un contesto magico che i monaci avrebbero considerato ideale: i vigneti sono appoggiati sulle colline in un canalone, dove spira sempre una leggera brezza, vicino ad una grande foresta ed a poche centinaia di metri da un torrente, il Fiastra.

Cos’è il vino per lei? 

Un compagno di viaggio, insieme alla musica.

Cosa le piace del vino?

La storia e la cultura del vino e delle persone che lo rappresentano.

Il territorio dei suoi vini, come lo descrive?

Fantastico dal punto di vista morfologico, pieno di opere d’arte nascoste, ricco di cultura e di tradizione.

I vini del Podere Sabbioni

Per ragioni di lavoro ho vissuto molto all’estero, in particolare in Francia e Belgio, ed ho avuto occasione di assaggiare molti vini francesi. Sono orgoglioso di essere italiano e sono convinto che la nostra materia prima sia tra le migliori al mondo, quella marchigiana sopra tutte, ma riconosco ai cugini d’oltralpe un’indubbia riconoscibilità nello stile e nel rigore dei vini ed un primato nella capacità di valorizzare il prodotto. Per cui, se da una parte sono legato al territorio ed ai nostri vitigni autoctoni, Maceratino Ribona, Montepulciano, Sangiovese, Ciliegiolo, Verdicchio, dall’altra sono influenzato nell’interpretazione dallo stile francese. Ricerco la snellezza e l’eleganza, piuttosto che la forza

Qual è il vino con cui si sente meno in sintonia?

Il vino senza anima, prodotto in laboratorio 

Quello che secondo lei ha un carattere più difficile? 

Il vinodiBorgogna o dell’Etna Nord

Il vino che più le assomiglia e perché

Il Cantico della Figura di Andrea Felici, per lo stile rigoroso, l’eleganza e la longevità.

Una parola nel mondo del vino che le piace

Vino libero

Una che la rappresenta

Vino di vigna