Sapevi che a Milano e dintorni, per svariati secoli, la viticoltura è stata una delle principali fonti di sostentamento e di lavoro?

Sembra incredibile. Eppure fino alla metà del 1800, in particolare in tutta l’area nord di Milano, i filari di vite erano un’importante presenza. Le vigne coprivano anche gli appezzamenti di terreno di quello che ora è il centro di Milano. La viticoltura dell’altomilanese è stata fiorente fino all’inizio dell’Ottocento. Le infezioni della vite portarono poi a una riduzione drastica della quantità di vino fino alla battuta di arresto, intorno al 1890 con peronospera e oidio e infine, fillossera.

C’è una storia molto bella legata a una delle vigne in centro Milano…

Porta Vercellina, Corso Magenta di fronte alla basilica di Santa Maria delle Grazie. È qui l’appezzamento di terreno di cui vi voglio raccontare la storia. Circa 8000 mq, posizionati sul retro della Casa degli Atellani. Una dimora abitata “saltuariamente” da Ludovico il Moro, grande mecenate impegnato nella “restaurazione di una certa ricchezza e libertà nell’arte e nella speculazione che erano andate perdute, finché ignoranza e superstizione avevano bendato gli occhi della mente.”

In occasione del suo matrimonio “politico” con Beatrice d’Este, nel 1491, celebrato nelle sale del Castello Sforzesco, tra letterati, principi, prelati, poeti, ambasciatori, Ludovico il Moro ricevette in regalo dalla regina Caterina Cornaro di Cipro, ambasciatrice di Venezia, 2000 esemplari di alberi e arbusti provenienti dai possedimenti ciprioti e greci di proprietà della Serenissima.

Queste piante adornarono i giardini delle dimore sforzesche, tra queste anche l’orto della casa degli Atellani.

Casa degli Atellani

All’alba del Rinascimento italiano, Ludovico il Moro, duca di Milano, individuò nella figura di Leonardo da Vinci, un abile e geniale artista poliedrico, nonché ingegnere e architetto. Il trentenne fiorentino, una volta giunto a Milano, si impose subito come protagonista della vita mondana milanese organizzando feste e spettacoli.

Affiancato dai suoi allievi realizzò in seguito dipinti e ritratti, il Ritratto di musico, la Dama con l’ermellino, la Madonna Litta, la Belle Ferronnière. Prestò la sua consulenza alla realizzazione del tiburio del Duomo e avviò il monumento equestre dedicato a Francesco Sforza.

Nel 1494 a Leonardo viene affidata la decorazione ad affresco del refettorio dei padri Domenicani, nel convento di Santa Maria delle Grazie. È durante la realizzazione dell'”ultima cena” che Ludovico il Moro donò a Leonardo la vigna di corso Magenta, per ringraziarlo delle opere eseguite. Regalo molto gradito che porta a Leonardo la cittadinanza milanese. Un ettaro di terreno, quasi sedici pertiche.

Ultima cena dipinta da Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci amava il vino, in particolare il vino bianco che riporta nel calice sul tavolo nel dipinto del Cenacolo. Leonardo teneva molto anche alla vigna, ma fu costretto molto presto ad abbandonarla. Quando infatti Ludovico il Moro venne sconfitto, i francesi confiscarono la sua vigna. Leonardo lasciò la città di Milano. Riuscì a rientrare in possesso della sua amata vigna solo nel 1506 e prima di morire la cita nel suo testamento.

In epoca più recente, in fase di ristrutturazione del palazzo, l’Architetto Portaluppi salva alcune piante. Un gruppo di ricercatori, con il supporto del Comune di Milano, in collaborazione con la Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli studi di Milano, attraverso studi sui residui biologici vivi delle radici originarie, identifica il ceppo di appartenenza: Malvasia di Candia, vitigno che dava origine al vino  più costoso e più ricercato in tutta Venezia per circa 5 secoli.

Decanter n. 1 Il vino di Leonardo Malvasia di candia aromaticaCirca una decina di anni fa la vigna è tornata al suo splendore e, nel 2018 ha prodotto il  vino bianco dolce molto amato da Leonardo. La vendemmia è avvenuta il 12 settembre 2018. Le uve sono state poste in una giara di terracotta per la fermentazione interrata secondo il metodo greco-romano. Il prezioso nettare è stato racchiuso in 330 “decanter” piccoli contenitori così chiamati dallo stesso Leonardo. Il vino prodotto viene venduto all’asta per sostenere i progetti del laboratorio di Ricerca Matilde Tettamanti, sulla diagnosi e il monitoraggio delle anomalie genetiche nei bambini leucemici italiani.

La casa degli Atellani con la sua vigna è diventata oggi sede di diversi eventi di beneficenza a vario titolo. L’intero complesso sembra passato nelle mani dell’imprenditore francese Bernard Arnault, fondatore e presidente del più importante gruppo di marchi di lusso, LVMH che fa riferimento a Maison di Champagne come Ruinart e Dom Perignon.