Conosco Gianluigi, viticoltore a Carro, al telefono.

Lo chiamo dopo aver incontrato uno dei suoi vini liguri, una sera a cena

Gianluigi è disponibile e ricambia la mia curiosità. Nella lunga telefonata, ci scambiamo idee e punti di vista intorno al mondo del vino. Ne nasce un appuntamento settimanale e questa intervista in cui mi accompagna nel suo mondo.

Gian, come sei arrivato al mondo del vino? 

Per sfida. Mio padre aveva piantato a metà anni Settanta un piccolo vigneto di uve Dolcetto chiamate munferrà, da queste parti, con  il quale produceva seicento litri di vino rosso, per uso personale; aveva provato a produrre vino bianco, ma i risultati erano stati assai deludenti. 

A causa del rapporto conflittuale che avevo con lui, nel 1989 decido di provare a produrre vino bianco comprando uva da vecchi contadini locali, naturalmente Albarola.    

La prima annata, per svariati motivi, non fu un granché, ma già dalla vendemmia successiva, l’assaggio a fine fermentazione mi dà soddisfazioni.

Il tuo primo incontro con il vino, il tuo primo assaggio. 

Si festeggiava, credo, un compleanno e mio nonno Luigi detto u’ tuscan, aprì per l’occasione una bottiglia di albarola targata 1965. Ero piccolo, ma chiesi lo stesso di poterlo assaggiare.

Ricordo un bellissimo colore giallo oro, e mi sembrava spesso (oggi ti parlerei di una consistenza importante) e poi era dolciastro, ci sentivo la frutta.  

Un aneddoto legato al vino che ti sta a cuore?

Imbottiglio la prima annata, 2008, e porto le bottiglie in assaggio a Sergio Circella, amico e collega AIS (Associazione Italiana Sommelier, ndr), che era ed è tutt’oggi uno tra i più grandi palati della Liguria, nonché  titolare dell’osteria La Brinca, da anni stabilmente tra le prime 10 trattorie d’Italia. Dopo un paio di giorni mi scrive in una email queste parole: i tuoi vini sono a posto, vai avanti e credici.

Confesso che un suo parere negativo avrebbe forse smorzato il mio entusiasmo. 

Ed una storia legata al vino che ti sta a cuore? 

Quando inizio a produrre vino bianco, lo  vendo ai miei compagni di squadra (ho giocato a calcio per circa trent’anni). Non guadagnavo una lira ma questo mi permetteva di sperimentare, allenarmi, sbagliare e imparare. Nel ’98 mi diplomo sommellier ed inizio a frequentare l’associazione, il Vinitaly e varie mostre enologiche che nascevano qua e là; inizio a conoscere produttori e cresce in me la voglia di provare a misurarmi con questo mondo. 

Inizia una nuova avventura: nel 2009 Francesca Boreanaz ex titolare (insieme a Marco, suo marito e chef) del Martin Pescatore (ora Il Cigno, ndr) di Cavi di Lavagna, prendono in gestione la cucina del bar del paese, un tempo ottima trattoria.  Mi ferma un giorno e mi chiede: “perché non imbottigli con una etichetta un po’ del tuo vino e proviamo a venderlo?”.

A fine estate mi aveva venduto quasi 500 bottiglie. Iniziò così.

Raccontami la tua storia

Nasco da una famiglia umile e modesta. Mamma casalinga e papà prima carabiniere, poi operaio. Un rapporto anaffettivo con i miei genitori. Mancanze che venivano però compensate dai nonni materni. E’ con loro che sono cresciuto.

A vent’anni dopo le scuole superiori inizio a lavorare come corriere e guadagno un sacco di soldi. Dopo 5 anni capisco di volere altro. Mi licenzio in un giorno ed inizio a fare quello che sentivo di essere: il rappresentante  di abbigliamento e calzature sportive. 

Grazie a questo mestiere, alla mia costanza, ad un pò di fortuna e alle mie capacità, mi sono realizzato professionalmente e personalmente riuscendo ad alimentare poco alla volta quello che era il mio vero sogno: diventare un viticoltore. Era un sogno che mi portavo dentro sin da piccolo e con grande cocciutaggine, eccomi qua.

Raccontami il territorio dei tuoi vini.

Quando ero bambino si passavano le vacanze in campagna. Arrivavo a Carro l’ultimo giorno di scuola e ripartivo il giorno prima che iniziassero. Ho sempre avuto una legame viscerale con questi luoghi in cui ho trascorso tutta la mia infanzia e la mia adolescenza. 

Il lavoro, la vita, gli amori mi hanno in alcuni periodi allontanato, ma mai separato da Carro. Non sempre i rapporti con gli indigeni di questo territorio sono stati facili, ma il mio sogno è stato più forte di questa difficoltà.

La Val di Vara è un territorio aspro, difficile, bellissimo, selvaggio ed ancora incontaminato .. annusi l’aria e sa ancora di pulito. Il cielo è terso ed il verde è quasi accecante. 

E’ un territorio assolutamente vocato alla vite, con inverni mai troppo rigidi ed estati asciutte e ventilate, con una fantastica escursione termica tra notte e giorno, che conferisce ai  vini profumi importanti. Il mare dista qualche km in linea d’aria e il salmastro riesce a dare la sua impronta.  Per ultimo l’acqua, elemento oggi indispensabile che qui non mancherà mai.

Raccontami i tuoi vini liguri

Sono vini veri.  Sinceri, puliti, sani. 

Sono nervosi come il territorio  da cui hanno origine e trasmettono passione, lavoro, sudore, fatica ed amore per questa terra.

Cos’è il vino per te?

Riuscire a definire il vino con una sola parola mi è un po’ difficile:  a volte appare come una bellissima donna che però  ti trasmette la sensazione di una non facile conquista. 

È libertà, è leggerezza, è una continua sorpresa perchè ad ogni vendemmia si apre una porta e non si può mai sapere cosa ci sarà dietro.

Produrre vino è una gioia che un uomo o una donna riesce a provare (i più fortunati, almeno) cinquanta, sessanta volte nella vita e, se commetti uno sbaglio, devi avere la consapevolezza che potrai porvi rimedio solo la vendemmia successiva. Sicuramente mi trasmettono adrenalina, rappresentano un punto di arrivo e di immediata ripartenza, una delle sensazioni più intriganti.

Il ricordo più emozionante legato al vino

Nella primavera del 2007 decido di piantare il mio primo vigneto e di li a pochi giorni mio padre si ammala gravemente di leucemia. 

A luglio esce dall’ospedale, lo carico in auto e partiamo subito per Carro.  

Arrivati, anziché salire a casa, mi chiede di portarlo a vedere il nuovo vigneto. 

Qui, le barbatelle piantate il 22/23 aprile avevano buttato le foglie. 

Appena sceso dall’auto inizio’ a piangere come un bambino. Ecco, ancora oggi, a distanza di anni, quando mi capita di pensare a quegli attimi un emozione forte mi percorre.  

Il ricordo più effervescente

La nascita dei nuovi vigneti e l’inaugurazione della nuova cantina : era l’11 giugno 2018 e, dopo un bellissimo spettacolo di danza e musica nei vigneti ci trasferimmo sul piazzale della cantina dove, con un’organizzazione impeccabile da fare invidia ed un catering affermato riuscimmo ad offrire una cena fantastica e davvero indimenticabile.  Ricordo una temperatura tiepida, con il cielo pulito e la luna, coi clienti, gli amici di infanzia, i colleghi di lavoro ed i giornalisti, lo staff dell’ais al completo, il cibo, il vino, l’allegria e la piacevolezza di quella serata. In quel momento capii che stava iniziando una nuova vita. La mia nuova vita nell’Azienda Agricola I Cerri.

Il ricordo più lontano legato al vino

E’ un ricordo bellissimo: la mia prima vendemmia! 

Il simbolo della tua cantina è un albero, cosa rappresenta? Perché?

E’ un cerro come viene chiamato qui, una quercia. 

Avrò avuto sette, otto anni e ricordo questo cerro enorme e centenario che sorgeva all’inizio della vigna,  ai cui piedi c’era la cascina fatta di legno e paglia, dove il mezzadro, (manente, in dialetto), ricoverava il fieno per l’inverno .

L’etichetta  l’avevo  in testa da un po’.  un giorno sono riuscito a descriverla e mia moglie l’ha disegnata facendo uno schizzo. Un grafico ha fatto il resto. 

Il primo vigneto lo piantai proprio su quelle terrazze che erano di proprietà del nonno Luigi, dove una volta c’era il suo vigneto. Quando questo venne abbandonato i cerri presero il sopravvento. Decisi in un attimo che l’azienda si sarebbe chiamata così e il primo vino decisi di chiamarlo Cian dei Seri, letteralmente  piano dei cerri .

L’etichetta è semplice, nei toni dei grigi. Una sola linea colorata.

In realtà l’avevo pensata bianca e nera , ma con una nota  di colore, che, secondo me, non deve mai mancare. La immaginavo esattamente così . 

Sei sempre stato appoggiato nelle tue scelte? 

Direi di sì. La mia storia nasce dal nulla, al contrario della quasi totalità dei miei colleghi, i quali, chi dal papà, chi dagli zii, chi dai nonni hanno ereditato terreni e viti. Io non ho ereditato neppure un  zappa. Ho creato, anzi abbiamo creato tutto, tutti insieme. io, e la mia famiglia. Le mie due figlie ancora oggi partecipano ad ogni vendemmia e ad ogni imbottigliamento. Credo che senza l’appoggio della mia famiglia non sarei riuscito ad arrivare fin qui. Sicuramente con la mia prima moglie non sarei diventato un produttore di vino .

Hai avuto un momento in cui hai detto basta? 

Si, a fine 2015. A causa di una crisi di coppia mi sono sentito solo e spaesato. Si e’ trattato  pero’ di  un attimo.

Cosa ti ha spinto ad andare avanti?

Erano  iniziati da pochissimo  i lavori della nuova cantina. Il pensiero di non riuscire a coronare quel sogno mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno.

Una parola nel mondo del vino che ti piace

Aggregazione. Il vino di per sé e’ aggregante e aiuta a condividere.  Mi viene in mente la vendemmia . Ne facciamo 2, una con una cooperativa ed una con gli amici, (siamo in trenta, quaranta di solito) con cena finale, come si usava fare una volta. Oppure penso ad un bicchiere di vino con un amico o una persona a me cara.

Una parola del vino che ti rappresenta

Onestà!  Sono una persona onesta e per fare vino credo sia una componente indispensabile.

Se i tuoi vini fossero delle canzoni?

Sarebbero delle canzoni di De Andrè.

E se un tuo vino fosse un personaggio?

Mi viene in mente Robin Hood che prendeva ai ricchi per dare ai poveri.

Grazie Tannina, è stato stimolante e anche divertente. 

Grazie a te, Gian, è stato un piacere.

 

Approfondimento: Chi è Sergio Circella

Nasce a Chiavari nel 1965.

Dopo gli studi superiori nel 1987, restaura un antico cascinale in località Campo di Ne e lo trasforma in un locale, La Brinca, punto di riferimento per la gastronomia ligure.

Sommelier professionista, fa si che il punto di forza della sua attività sia la cantina, riconosciuta come una delle migliori a livello nazionale, per valore e varietà.

Per prenotare 0185-337480. La Brinca, via Campo di Ne, 58, Ne (Ge)

 

Az. Agr. I Cerri

Via alla Torre 7, 19012 Carro (SP), Italia
Cantina: Via Garibotti 9, 19012 Carro (SP)

tel. +39 348 51 02 780
tel. +39 347 594 07 29