TIGALÈ nel mio dialetto significa Ce l’hai ed è un chiaro riferimento al gioco per bambini. 

Ma Stefano Bossi, ancora bambino, invece di giocare, lavorava nelle vigne. Determinato, nel 2008, a soli 18 anni, diventa il più giovane imprenditore della Coldiretti di Lodi. 

Con tenacia, dedizione e passione porta avanti il lavoro che è stato di suo padre, prima del nonno e prima ancora del bisnonno. 

 

La cantina di Stefano Bossi

Il rispetto per la terra è la filosofia della sua cantina. Le sue vigne lungo la collina del milanese si trovano in punti diversi ed i suoi vini ne celebrano la ricca varietà di componenti: carbonato di calcio, sodio, iodio, ossido di ferro, sabbia, calcare e minerali.

Nessun erbicida chimico, minimo trattamento antiparassitario. La vendemmia è manuale, la spremitura è soffice ed i passaggi dal mosto al vino vengono seguiti con molta cura. 

I vini sono tutti non chiarificati e la solforosa viene aggiunta in dosi molto basse solo prima dell’imbottigliamento e solo per la partita destinata alla vendita. 

Per se stesso, Stefano non ne fa uso. 

Tigalè nasce da grappoli di merlot e cabernet. L’estate 2016 regala un grado zuccherino più alto. Titolo alcolometrico 13,5. Quattro mesi in acciaio, quindici mesi in barrique di rovere di slavonia al secondo passaggio, otto mesi di affinamento in bottiglia.

È un vino che si mostra piano piano, offrendo prima aspetti del Merlot e poi del Cabernet. Sentori di violetta, mora e prugna cedono il passo a camomilla, bosco, fili di erba. Chiudono anice, liquirizia, vaniglia e persino cuoio. 

È un vino che mi ha sorpresa anche all’assaggio che ho trovato avvolgente e morbido fino all’ultima goccia.