Molto bello il mio incontro con Michela Carlotto.  Arrivo da lei in un pomeriggio di novembre, durante la mia permanenza in Alto Adige per il Merano Wine Festival.

Con voce pacata Michela mi racconta la storia della sua famiglia, del nonno Umberto che nel 1940 inizia a lavorare come mezzadro a Mazzon coltivando per 50 anni i vigneti. Lavoro svolto anche dal papà di Michela fino al 2000 quando insieme iniziano a vinificare le proprie uve con 2 barriques iniziali.

Gli ettari sono in tutto sei. Quattro di questi sono di proprietà di una famiglia austriaca, sono coltivati a Pinot Nero e rappresentano la quota maggiore di produzione. Gli altri due ettari, di proprietà, si dividono tra Schiava e Lagrein.

La filosofia dell’azienda è quella di produrre vini che mantengano intatte e riconoscibili le caratteristiche del territorio. Ricondurre, attraverso la degustazione, la bottiglia a un preciso luogo. Le annate non sono mai ovviamente sovrapponibili, ma in ogni bottiglia si delineano i tratti distintivi di questi fazzoletti di terra.

Michela, enologa, ama talmente in modo viscerale tutto quello che fa, al punto che non lo considera un lavoro, “non lavorare ma avere da fare, è il mio spirito” dice “ogni giorno combatto per avere da fare, non per lavorare, mi piace ogni gesto e che il vino resti l’immagine del territorio, per questo coltiviamo il vitigno giusto nel posto giusto“.

I territori di Michela si trovano in punti diversi. Il Pinot Nero cresce a Mazzon, nella parte più bassa della provincia di Bolzano, tra i 300 e i 425 metri di altitudine. La vigna è protetta dai venti freddi grazie ai monti circostanti e gode della brezza del Lago di Garda. Un ruolo importante è giocato dall’escursione termica. I raggi del sole raggiungono le viti solo in tarda mattinata, di contro, la sera, il sole lascia i vigneti molto tardi. Il terreno composto di rocce calcaree, prevalentemente arenarie, ha origine glaciale e fluviale. “Mazzon non è il luogo migliore per il Pinot Nero, ma è un luogo molto vocato, indipendentemente dalle condizioni climatiche. Mazzon da un uva di livello da sempre. È garanzia di espressività, mai troppo acido e mai troppo cotto “.

Vigneto Mazzon Alto Adige Ferruccio Carlotto

Vigneto Mazzon

 

Vigneto Ora Ferruccio Carlotto Alto Adige

Vigneto Ora

La Schiava e il Lagrein provengono da Ora, da un terreno di origine alluvionale ricco di scheletro con porfido e calcare. Queste caratteristiche permettono che la pioggia, tra fine settembre e inizio ottobre, non raffreddi troppo il terreno.

La produzione è di circa 25.000 bottiglie di Pinot Nero, 2000 di uva Schiava e 15.000 di Lagrein. Il mercato di riferimento è di 1/3 nel Trentino Alto Adige, il 10% estero e il rimanente in Italia grazie a piccoli distributori.

Tutti i processi di produzione di questi vini Alto Adige sono famigliari, dalla vigna alla cantina e incentrati sul far emergere le straordinarie caratteristiche che legano il vitigno al suo territorio.

Nel suo racconto Michela parla di passione, “l’ho avuta subito, quando nasci in una famiglia artigiana, che lavora la terra, o sei da una parte o sei dall’altra. Io non ho mai avuto un dubbio nella mia vita”.

Istituto agrario seguito da enologia e la precisa intenzione di portare avanti “l’attività di famiglia con la stessa determinazione del nonno Umberto, morto a 106 anni, rimasto attivo, potava ancora le viti”

Degustiamo insieme 3 Vini Alto Adige:

Pinot Nero 2018, nasce da un’annata non particolarmente calda. Affinamento di un anno per il 30% in botte grande e il restante in barrique, prima del taglio. Al naso è un’esplosione di note fruttate dolci, ciliegia, mora, mirtillo. Sorprendente la nota di pesca bianca.

All’assaggio verticale, affilato, austero, fresco e sapido.

Pinot Nero 2016, rosso rubino scarico con molta luce. Note fruttate, frutti rossi maturi, nota di arancia rossa, un vino succoso al naso. Vaniglia. All’assaggio freschezza e acidità, tannico. Femminile ed equilibrato.

Lagrein 2018. Viola, glicine, mora. In bocca fresco, rustico, tannino più rude, nonostante l’attenta lavorazione e le uve più mature. Il tannino viene estratto dalle bucce, i tannini dei vinaccioli vengono evitati. “Il Lagrein deve avere un tannino elegante fin dalla nascita, la vinificazione è mirata alla gestione del tannino” spiega Michela, “per il resto interventi minimi per lasciare al vitigno la massima espressione”.

Il vino è fresco, gastronomico, con un tannino ben gestito, fine.

La macerazione per ottenere questo vino è più breve, (la comparsa dell’alcol estrae il tannino dal vinacciolo, il tannino dalla buccia viene estratto con l’acqua. Nel momento in cui compare l’alcol la buccia non ha più contatto con il mosto) e a temperatura più bassa. La macerazione avviene per 12 gg in legno grande.

Degustazione vini Alto Adige Ferruccio Carlotto

Le etichette riportano il castello di Mazzon e l’arco invece è quello della casa in cui la famiglia di Michela è andata ad abitare.

Michela, nella sua umiltà e timidezza non afferma durante il racconto l’eccellenza Altoatesina e quanto con il babbo Ferruccio e la mamma Paola, si distingua tra tanti.